Il consumo di sostanze alcoliche, anche in grande quantità, è ormai sdoganato all’interno della cultura occidentale, anche presso i giovani: è ormai diventata prassi comune bere un bicchiere di vino ai pasti, uscire con gli amici per una birra e concedersi un drink il sabato sera. Quello di cui spesso non ci si rende conto, tuttavia, è la tendenza dell’alcool a provocare dipendenza anche se assunto in minime quantità.
Non importa, almeno in questo caso, il tipo di alcool assunto, né i supposti effetti benefici di alcune bevande come il vino rosso: l’etanolo è la sostanza riconosciuta come il principale fattore di rischio, e si trova, anche se in percentuali variabili, in ogni drink. La dipendenza da alcool è tristemente nota da secoli, ma il processo alla base della dipendenza da alcool è stato scoperto solo di recente: l’etanolo stimola le cellule nervose a produrre la dopamina, ormone le cui alterazioni provocano disturbi psichiatrici come schizofrenia, depressione e dipendenze, giungendo ad essere il secondo fattore di rischio di malattia e morte prematura dopo il tabacco come afferma il Ministero della Salute in un suo articolo.
Oltre a essere considerato illecito dai precetti della religione musulmana e a dare dipendenza, il consumo di alcool è anche un fattore di rischio nell’insorgenza di diversi tipi di patologie che si scatenano se il consumo di queste sostanze diviene ripetuto e costante. Il fegato è l’organo più colpito dal consumo di alcool: quest’organo infatti metabolizza ed elimina l’alcool dall’organismo, producendo tuttavia tossine che ne danneggiano le cellule. Se protratto nel tempo, un consumo elevato di alcool può alterare in modo permanente il metabolismo e le funzioni vitali.
L’abuso di alcool può infatti causare un accumulo di grasso nel fegato, lo stadio iniziale di una patologia dal nome scientifico di epatopatia alcolica. Nei casi più gravi l’epatopatia alcolica fa ingrossare il fegato causando difficoltà nella coagulazione del sangue. Altre malattie del fegato correlate alla riduzione di funzionalità dell’organo sono la fibrosi (accumulo di tessuto cicatriziale) e la cirrosi (deterioramento critico del fegato).
Vi è anche una correlazione tra alcool e diversi tipi di cancro, comprovata al punto da essere inserito dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) nella categoria di agente cancerogeno di tipo 1, ossia sostanza di cui esistono sufficienti prove scientifiche da provarne la capacità di influenzare l’insorgere dei tumori.
In base a uno studio pubblicato sul British Medical Journal, il consumo di sostanze alcoliche aumenta il rischio di tumore alla bocca, alle vie aeree e all’esofago, oltre che a fegato e colon. Spesso consumato in concomitanza con il tabacco, l’alcool limita la rigenerazione cellulare e danneggia le mucose delle vie aeree, impedendo alle aree colpite di rigenerarsi correttamente e permettendo così alle sostanze nocive contenute nel tabacco di penetrare nelle cellule.
L’assunzione di alcool, grazie a Iddio, è dei comportamenti più controllabili se si vogliono prevenire questi disturbi: al contrario dell’esposizione a sostanze nocive per via dell’inquinamento, ad esempio, è sufficiente non consumare bevande alcoliche per attuare un efficace meccanismo di prevenzione. Eliminare il consumo di alcool può quindi dare solo benefici, specie se questa decisione si inserisce all’interno di scelte più consapevoli nella propria alimentazione, che limitano il consumo di carne e prediligono la qualità anziché la qualità nelle proprie abitudini alimentari.
Seguire uno stile di vita Halal non vuol dire, d’altra parte, rinunciare al piacere della convivialità che si ritrova davanti a un buon drink e le opzioni analcoliche sul mercato e nei locali sono sempre più in aumento.