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La vita di un Musulmano è regolata in tutto e per tutto dal Corano e si compone di un susseguirsi di azioni alla cui base c’è il rispetto nei confronti di Allah.

Per questo la finanza e gli investimenti non possono venire meno a delle leggi ben precise: la finanza islamica si basa sulla Sharia, ossia la legislazione islamica, e si fonda sostanzialmente su cinque pilastri, ovvero:

  1. ribà, il divieto del tasso d’interesse
  2. gharar il divieto dell’incertezza
  3. maysìr, il divieto di fare speculazioni
  4. haram, il divieto di investire e commerciare in beni o attività proibite
  5. zakāt, la tassa islamica.

Secondo i precetti dell’Islam, il denaro non può quindi stare fermo e generare altro denaro. Per crescere deve essere investito in attività concrete, produttive e lecite (come ad esempio gli immobili).

La maggiore differenza tra il sistema economico islamico e quello occidentale, dunque, sta nel concetto di riba. La Sharia, come anche il Cristianesimo per molti secoli, ha sempre considerato come “usura” l’interesse, cioè il prestare una quantità di denaro chiedendone in cambio una maggiore. Per questo motivo la riba è severamente bandita dalla finanza islamica. Al contrario, l’intero sistema bancario occidentale è invece fondato sul concetto di interesse.

Nonostante in Italia di finanza islamica si parli ancora pochissimo, le sue potenzialità sono enormi: nel 2019 questo settore valeva già circa 2.500 miliardi di dollari, con una prospettiva di crescita, secondo gli esperti, fino a 4 mila miliardi entro l’anno prossimo. Solo nel 2017 l’emissione di sukuk, ovvero l’obbligazione tipica della finanza islamica, è cresciuta del 23% per un valore complessivo di 92 miliardi di dollari.

Fonte: Borsa Italiana
Fonte: Borsa Italiana

Infine, tra le banche e i clienti della finanza islamica possono stabilirsi tre tipi di rapporti:

  • Modaraba
  • Morabaha
  • Ijara

La Modaraba è basata sul concetto di relazione. In particolare la Modaraba è basata sul concetto in base al quale viene siglato un accordo. Da un lato c’è il correntista che deposita una somma e dall’altra c’è la banca islamica che mette esperienza e capacità di gestione. Il risultato è un profitto che può essere diviso tra le due parti secondo percentuali definite.

La Morabaha (o Murabaha) è un’operazione tramite la quale un intermediario (per esempio una banca islamica) vende a un acquirente un bene accordandosi sul prezzo di cessione. Questo può essere corrisposto anche tramite una serie di pagamenti o di rate. La proprietà rimane intestata all’intermediario finché il bene (per esempio una casa) non viene pagato per intero. Non si possono modificare nel tempo le condizioni dell’accordo né aggiungere interessi, neanche in caso di ritardo nel pagamento delle rate. Se questo avvenisse si darebbe luogo a quello che la Sharia definisce riba, ossia usura.

La Ijara è invece una sorta di leasing con il quale la banca presta un bene al compratore che paga diverse rate. Il contratto può terminare con il passaggio della proprietà del bene nelle mani del contraente, ma non è obbligatorio. È infatti possibile che il bene venga affittato solo per un periodo di tempo limitato per il quale verranno corrisposte delle rate stabilite.

Chiaramente l’argomento è ben più complesso, e noi, per ora, abbiamo voluto fornirne una panoramica generale. Ciò che per il momento è fondamentale apprendere è che non si può capire la natura della finanza islamica senza la comprensione del fatto che essa mira alla giustizia sociale e all’abolizione dello sfruttamento.

Fonti:

Borsa Italiana

Varese News

Gruppo MPS