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Non è la prima volta che parliamo di mercato Halal, dal momento che si tratta di una realtà in forte crescita, che conta sempre più consumatori nel mondo ogni anno che passa.

È naturale, dunque, che le imprese cerchino di stare al passo aggiungendo alle loro attività anche delle caratteristiche che possano attrarre clientela musulmana, così da potersi inserire in questo mercato e ampliare così il proprio business in un settore molto promettente per il futuro.

 

Proprio per questo motivo, nel corso degli ultimi dieci anni hanno cominciato ad essere sempre più diffusi concetti come il muslim friendly e la certificazione Halal, i mezzi concreti con cui le aziende cercano di farsi riconoscere dai musulmani come in grado di fornire un servizio che sia rispettoso del loro stile di vita.

 

Tuttavia, è importante fare un chiarimento su questi due concetti, che spesso vengono visti come sinonimi ma in realtà hanno una differenza non da poco, specialmente per quanto riguarda le possibilità di espansione commerciale.

 

Muslim friendly, infatti, significa adeguare, anche in modo autonomo, il proprio servizio alle necessità dei musulmani; questo concetto si traduce in modo molto chiaro ad esempio nel settore del turismo, dove alberghi, spa, resort si regolano di propria iniziativa per essere più accoglienti nei confronti di chi professa la fede islamica, dandogli la possibilità di soddisfare le esigenze derivanti dalle usanze religiose: spazi separati per uomini e donne, angolo per la preghiera con indicata la direzione per la Mecca, menù Halal, etc.

 

Il muslim friendly, dunque, è una caratteristica generale che le aziende possono adottare per permettere ai musulmani di usufruire dei loro prodotti, ma non basta.

Ci sono prodotti, come gli alimentari, o servizi, come quelli finanziari, che vengono realizzati attraverso sistemi complessi, con molte variabili da tenere in conto, e quindi che necessitano di una garanzia più sicura della semplice autodichiarazione da parte delle aziende.

 

Da questo punto in poi entra in gioco l’importanza della certificazione Halal: per ottenerla, è indispensabile sottoporre i processi, prodotti o i servizi che si vogliono certificare all’analisi di un organo competente, che valuterà la compatibilità della produzione con gli standard Halal di riferimento sul piano internazionale, e questo organo è l’ente di certificazione Halal.

 

Si può dire, dunque, che la certificazione Halal conta come muslim friendly, ma che non tutto ciò che è muslim friendly conta come una certificazione Halal.

 

La certificazione Halal è necessaria quando si vuole garantire al consumatore che determinati prodotti vengono realizzati in conformità ai princìpi dell’Halal presenti nella Shari’a, e codificati attraverso gli standard Halal degli organi di accreditamento.

Per la certificazione, dunque, occorre verificare il rispetto delle norme tecniche in materia di Halal.

 

Questo significa che la certificazione non è importante solo per le aziende, che se vogliono accedere alla vera ricchezza del mercato Halal devono fare in modo che i loro prodotti possano essere commerciati nei Paesi in cui i consumatori Halal sono più numerosi e altospendenti (come nel Sudest Asiatico o nei Paesi del Golfo), ma è importante anche per i musulmani per essere certi che i loro cibi siano veramente Halal, e non dichiarati come tali senza alcun controllo e nessuna garanzia.

 

In conclusione, conoscere la differenza tra muslim friendly e certificazione Halal aiuta a capire in ogni occasione che cosa guardare per essere sicuri di ciò che si acquista e si consuma.

Halal è uno stile di vita, non solo apparenza, perciò è importante che anche quando viene usato come marchio, si possa verificare che venga usato in modo onesto e corretto.