Riconoscimenti

Ancora in lenta uscita dalla recessione in cui ci ha catapultato la crisi generata dalla pandemia, per il rilancio dell’economia l’italianità dei prodotti gioca un ruolo fondamentale.

In territorio nostrano i dati mostrano una netta preferenza del Made in Italy da parte dei consumatori: l’80% di loro infatti è disposto a spendere di più (fino al 20%) per un prodotto con dicitura “100% italiano”.

Anche sul piano internazionale il marchio del Bel Paese è da tempi immemori un’istituzione sul piano della qualità, e in questo momento va posta molta attenzione ai mercati più promettenti per la sua commercializzazione: come riporta il Sole24Ore ad esempio, uno dei mercati emergenti più forti per l’esportazione del Made in Italy è collocato nei Paesi del Golfo, con una crescita prevista da due a tre miliardi entro il 2021 solo negli Emirati. Ecco perché, accanto al simbolo internazionale del “bello e ben fatto”, è fondamentale accostare anche un altrettanto autorevole marchio Halal.

 

Infatti, tra i mercati emergenti della nostra epoca, proprio quello Halal è tra i destinati a crescere ed espandersi in maniera esponenziale: un mercato che si stima passerà dai 2.2 trilioni del 2018 agli 3.2 trilioni di dollari entro il 2024, in cui gli attori economicamente più abbienti non vedono l’ora di poter usufruire di una gamma sempre più vasta di prodotti Made in Italy, nel rispetto dei loro standard tecnici ed etici Halal.

 

Se dunque è di per sé evidente la convenienza di investire in un mercato simile, è tuttavia meno chiaro il modo più efficace per farlo.

Infatti, milioni di consumatori in questo mercato sognano un Made in Italy autentico e accessibile, ed è vitale dunque prendere tutte le misure necessarie per rispettare gli standard richiesti per una penetrazione di successo; nei mercati in cui l’esportazione italiana non riesce a posizionarsi in maniera autorevole infatti, il rischio di contraffazione del Made in Italy è elevato, e questo danneggia sensibilmente tanto la sua immagine commerciale quanto la nostra economia.

 

Una certificazione Halal autorevole non favorisce soltanto la penetrazione di un mercato emergente, ma assicura anche un’adeguata tutela del valore e dell’integrità del marchio Made in Italy contro tutte le possibili contraffazioni della concorrenza estera, consentendo al consumatore finale l’accesso all’autentico prodotto 100% italiano senza difficoltà o impedimenti derivati dal mancato rispetto degli standard esatti.

 

In questo ragionamento va dunque prestata attenzione anche al tipo di certificazione, proprio nell’ottica di mantenere elevati standard qualitativi.

Il Made in Italy trae la sua forza dal prestigio che porta con sé come marchio, la sua fama lo precede, e un’efficace penetrazione di nuovi mercati si può ottenere affidandosi a enti di certificazione eminenti e leader nel settore; questo riguarda non solo necessità tecniche e burocratiche – una certificazione Halal seria fa una differenza significativa nelle possibilità di accesso concreto al relativo mercato in molti paesi, che non si accontentano di una certificazione qualunque, bloccando le importazioni che non si presentano con un attestato autorevole – ma anche efficaci strategie commerciali basate sulle esigenze dei consumatori.

Un marchio della caratura del Made in Italy esige necessariamente una certificazione Halal altrettanto eccellente, che salta all’occhio dell’acquirente per il suo prestigio, come sinonimo di garanzia.

 

Accostare il Made in Italy a certificazioni di scarsa qualità potrebbe compromettere l’efficacia della penetrazione di questo mercato dal forte potenziale, disincentivando così l’investimento nel settore; per questo motivo, abbiamo voluto scoprire quale fosse l’ente di certificazione più accreditato al mondo e ne abbiamo intervistato il CEO, e indovinate? Si tratta di un’ente italiano!

 

World Halal Authority (WHA) è un organo di certificazione non governativo, indipendente e di portata internazionale, guidato dal dottor Mohamed Elkafrawy, con alle spalle anni di esperienza nel controllo qualità, specialmente nel mercato Halal.

 

A WHA non ci limitiamo a rilasciare un pezzo di carta che attesta la certificazione Halal: il nostro intervento favorisce l’implementazione di un vero e proprio sistema di Qualità Halal sulla base dei più autorevoli standard internazionali di riferimento” dice il dottor Elkafrawy nel presentarci il suo servizio.

Nella sua ottica, il marchio Halal deve essere una garanzia concreta, non solo un’etichetta “attira-clienti” da proporre alle aziende per aumentare il loro bacino d’utenza.

 

È nostro dovere e interesse trasmettere alle aziende anche la cultura dell’Halal” prosegue il CEO “allo scopo di rendere l’azienda autonoma e maggiormente competitiva su questo mercato, ma anche responsabile verso i suoi consumatori, comprendendo i loro valori e l’etica che hanno a cuore”.

Queste sono le ragioni che portano il dottor Elkafrawy a guidare la sua azienda non solo nel rispetto degli standard Halal più autorevoli a livello mondiale, ma anche con lo scopo di dare un valore aggiunto positivo ai suoi clienti, trasmettendo tutto il sapere necessario per comprendere le virtù che la condotta Halal promuove, facendo quindi capire il valore etico, non solo commerciale, del criterio Halal anche quando viene declinato come certificazione di prodotti.