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Il mercato dei prodotti Halal ha un bacino d’utenza potenziale dei quasi due miliardi di musulmani nel mondo: in base alle rilevazioni del Global Islamic Economy Report, il suo fatturato totale ammonta alla cifra stellare di 2,2 trilioni di dollari statunitensi. Tali rilevazioni sono effettuate intendendo la parola “Halal” in un senso più ampio, che include un quadro complessivo di beni, servizi e processi destinati al mercato islamico.

All’interno dello Halal lifestyle, il cibo mantiene il suo primato, con un fatturato di 1,3 trilioni di dollari, seguito dal settore in continua crescita della modest fashion e dai prodotti d’intrattenimento. Se considerati in combinazione, anche i prodotti farmaceutici e di cura della persona costituiscono una considerevole fetta dei consumi Halal, con un fatturato di 156 miliardi di dollari.

A partire da questi numeri, le proiezioni della Global Islamic Economy arrivano ad ipotizzare il raggiungimento entro il 2024 dei tre trilioni di fatturato, con un trend di espansione che sembra intenzionato ad aumentare ulteriormente in futuro: secondo le ultime statistiche si conterà infatti nel 2050 una utenza di 2.76 miliardi e si stima che nel 2070 l’Islam sarà la religione più praticata al mondo. Questi numeri in costante crescita sono dovuti a più fattori, che devono essere presi in considerazione da parte delle aziende che intendono sottoporsi a controlli di qualità necessari a raggiungere un nuovo pubblico con i loro prodotti e godere delle opportunità di espansione nei mercati del Medio Oriente, ma anche del Nord Africa, di Paesi dell’estremo Oriente (Indonesia, Malesia, Pakistan, Singapore, Brunei) e della Turchia.

Innanzitutto si deve considerare l’impatto crescente della globalizzazione e dei processi migratori, che hanno portato alla costituzione di comunità musulmane nei Paesi occidentali. Nella sola Unione Europea, infatti, la popolazione di fede musulmana, secondo il Pew Research Center, ammonta a più di 25 milioni di individui. Questi numeri sono in un trend di costante aumento data la portata dei flussi migratori dall’Asia e dall’Africa, oltre al radicamento sul territorio delle comunità musulmane e alla consistente quantità di europei che abbracciano l’Islam.

Questo scenario di globalizzazione ha inoltre favorito processi di integrazione e scambio culturale sempre più intensi, che hanno sdoganato il consumo di beni e servizi ritenuti fino a pochi decenni fa appannaggio delle singole comunità o minoranze culturali. Un segno tangibile di questa tendenza, dal punto di vista commerciale, è la proliferazione di ristoranti e negozi etnici gestiti da immigrati e italiani musulmani, ma anche l’incontro di diverse culture nella cucina fusion.

Si delinea insomma in generale un nuovo rapporto con la cultura alimentare, basato sull’integrazione e sul rispetto reciproco, che ha portato anche a cambiamenti sociali particolarmente significativi. Ad esempio, sono aumentate le opzioni in alcune mense o aeroporti, con la possibilità di consumare cibo Halal o Kosher, vegano o senza glutine.  Inoltre, si può notare un crescente approccio etico verso il cibo: in controtendenza rispetto a decenni di produzione industriale di alimenti, si ricercano sempre di più alimenti sani, qualitativamente adeguati e prodotti in condizioni ottimali.

Queste core values generali vengono poi declinate in chiave salutista, etica e anche, come nel caso dei prodotti Halal, religiosa. Lo sviluppo di Internet ha favorito la costituzione di vere e proprie communities incentrate su questo stile di vita, oltre che di molti altri: sono così sorti innumerevoli blog e account Instagram di cucina, bellezza e divulgazione, ma anche vere e proprie piattaforme Web dove si consigliano le linee aeree che servono cibo Halal a bordo o siti di e-commerce come deenary.com, un online store ispirato ad Amazon che vende beni per la persona certificati Halal principalmente per un pubblico di consumatori musulmani, ma non solo.

I prodotti certificati Halal rispondono infatti ai precetti dell’Islam, ma la loro consumazione è consentita e consigliata anche ai non musulmani: Halal è anche una garanzia di processi di produzione controllati in ognuna delle loro fasi, appetibili potenzialmente a tutti. A questo proposito, certificare come Halal i prodotti della filiera agroalimentare italiana, ma non solo, equivale ad aprire diversi settori industriali al mercato internazionale e al vasto pubblico di consumatori di religione musulmana nel Paese, oltre che a garantire un’ulteriore prova di rispetto di alti standard qualitativi di produzione e confezionamento.