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Lo States of the Global Islamic Economy Report ha dichiarato che nel 2018 i musulmani nel mondo hanno speso 2.2 trilioni di dollari in prodotti Halal. Se consideriamo il numero di persone di fede islamica nel mondo, circa 1.6 miliardi, e la quantità di persone non di musulmane che si affidano alla certificazione Halal considerandola una garanzia di qualità, ci accorgeremo che questo mercato, in costante crescita, ha un enorme impatto sull’economia globale.

In Italia, dove secondo l’istituto ISMU nel 2017 i musulmani residenti erano già circa un milione e mezzo di persone, le aziende che si adeguano alle norme di ciò che è lecito secondo l’Islam per richiedere la certificazione Halal sono sempre di più: cominciano così a produrre drink analcolici, prodotti senza strutto, dolciumi privi di gelatina. Sempre nel 2017, l’export del Made in Italy Halal era stimato nell’ordine di 8 miliardi di euro all’anno.

Le principali destinazioni dei prodotti d’esportazione Halal sono i Paesi del Sud-Est asiatico, seguiti dai Paesi del Gulf Cooperation Council, GCC, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Qatar, Kuwait, Oman. Le dogane di alcuni Paesi islamici permettono l’ingresso di prodotti Halal solo se certificati da enti di certificazione registrati.

Ma Halal non è solo una certificazione relativa all’alimentazione, e di conseguenza vari sono i settori su cui conviene che le aziende agiscano in fretta per restare al passo con un mercato dalla crescita esponenziale: per fare solo alcuni esempi, la cosmesi, il turismo, la moda e gli investimenti.

Per quanto riguarda l’ambito cosmetico, nel 2018 si stimava che il mercato Halal avrebbe toccato gli 81 miliardi di dollari entro il 2021, mentre, per restare in tema beauty, anche i brand di lusso, come Alberta Ferretti e Max Mara oltre a tanti altri, ormai da qualche anno stanno andando incontro alle esigenze religiose dei musulmani creando delle collezioni dedicato al mondo Halal.  

Nel settore turistico, la crescita dei musulmani nel mondo unita alla possibilità accessibile a sempre più persone di viaggiare e raggiungere il capo opposto del mondo in poche ore, ha comportato evidenti cambiamenti nell’attenzione agli ospiti di fede islamica quando si spostano. Molte strutture garantiscono così strutture ricreative separate per donne e uomini, pause durante i tour per la preghiera e indicazioni sulla direzione de La Mecca, soggiorni in hotel con cibo Halal e bevande analcoliche, aule di preghiera in centri commerciali e in alberghi.

Tuttavia è necessario considerare che Muslim Friendly e Certificazione Halal sono due concetti da non confondere.

Se consideriamo il quarto ambito, quello degli investimenti, non possiamo fare a meno di notare come, una volta di più, ciò che è lecito sia strettamente correlato a ciò che è anche etico.

I musulmani, infatti, possono acquistare proprietà solo rispettando precetti etici ben definiti, e sono per loro illecite alcune attività e industrie specifiche: alcuni esempi sono gli investimenti in bevande alcoliche, in pornografia, in armi e prodotti a base di carne di suino.

In conclusione, se la volontà del nostro paese è quella di intrecciare solide relazioni internazionali di scambi commerciali, bisogna assolutamente assecondare l’andamento di questo mercato, adeguandosi alle sue richieste e certificandosi Halal.


Fonti:

Ansa.it

D.repubblica.it

Exportiamo.it

Argomenti.ilsole24ore.com

Researchgate.net

Open.luiss.it