La macellazione rituale islamica è da sempre un tema che accende il dibattito pubblico riguardo l’etica nel trattamento degli animali.
I problemi di oggi derivati dal consumo di carne sono terrificanti; gli allevamenti intensivi e la macellazione industriale sono realtà che, anche senza tirare in ballo la macellazione rituale, creano condizioni di vita vergognose per gli animali, malnutriti, costretti a stare ammassati gli uni sugli altri in situazioni di scarsa igiene, stressati all’inverosimile per crescere e riprodursi a ritmi innaturali, e non da ultimo producendo anche tantissimo inquinamento.
Eppure, l’opinione pubblica non si indigna di fronte a questo quanto davanti alla polemica sullo sgozzamento rituale che c’è nella tradizione islamica e ebraica.
Se però, per musulmani e non musulmani, ci fosse la possibilità di avere maggiore consapevolezza di cosa implica il concetto di Halal, anche in merito alla macellazione e alla vita degli animali, probabilmente molti preferirebbero questo tipo di metodo a quello industriale.
Non tutti sanno, infatti che i princìpi del Halal vanno oltre la semplice macellazione, e riguardano tutta una serie di attenzioni per tutta la vita dell’animale.
Secondo l’etica islamica, per avverare lo status Halal, non basta che la carne sia ottenuta da un animale sgozzato secondo il rito, deve invece provenire da un animale a cui sono state date condizioni di vita dignitose e rispettose delle sue esigenze.
Significa, quindi, che la carne Halal deve derivare da animali allevati in modo etico, dando loro i giusti spazi, il nutrimento più salutare, le giuste cure mediche, i giusti tempi per la loro crescita; l’animale va trattato in modo corretto per tutta la sua esistenza, ed è immorale sottoporlo a trattamenti per accelerarne la crescita oppure, come nel caso delle vacche, obbligarlo alla riproduzione costante, distruggendolo fisicamente e psicologicamente.
Quando si parla di macellazione Halal, dunque, non bisogna considerare solo l’atto finale della vita di un animale, ma il modo in cui è stato allevato fin dalla nascita.
Queste attenzioni non sono prese in considerazione negli allevamenti industriali, ma nonostante questo si pensa che siano basati su princìpi migliori per un semplice motivo: stordiscono l’animale prima di ucciderlo.
Nonostante il dibattito sugli effetti dello stordimento sia aperto nell’immaginario comune si pensa che macellare un animale senza di esso sia più brutale.
Tuttavia, anche se esistono diversi tipi di stordimento (non solo la pistola captiva, che nel caso di quella penetrante è provvista di una di una punta di ferro di 6 cm che penetrando nel cranio dell’animale provoca un rapido stordimento e “rischia” comunque di provocare dolore; ma anche lo stordimento elettrico, tra l’altro permesso secondo alcuni pareri sapienziali) è bene ricordare che queste procedure sono tutte moderne; come si faceva anticamente a risparmiare il dolore all’animale?
Istintivamente si potrebbe pensare che agli uomini del passato questo non importasse, ma non è così.
Le tecniche di macellazione dell’antichità erano sapientemente studiate in tutte le culture, fare il macellaio era un’arte, e in quest’arte c’era anche la capacità di togliere la vita all’animale riducendo al minimo il suo dolore – a maggior ragione doveva saperlo fare un musulmano, non solo per abilità professionale ma prima di tutto per ragioni etiche.
Infatti, la macellazione Halal condotta con la tecnica corretta vuole proprio evitare il dolore all’animale; la traiettoria dell’incisione, la velocità, la profondità, l’inclinazione del collo, quando è tutto svolto nella maniera giusta il dissanguamento dell’animale risulta indolore.
Il problema dunque non è la tecnica di macellazione, ma quei macellai improvvisati che non la applicano nella maniera corretta, trasmettendo un’immagine scorretta della macellazione Halal e sconvolgendo così l’opinione pubblica che non ha le conoscenze necessarie per distinguere tra una cosa fatta bene e una fatta male.
Come sempre, il nemico comune di musulmani e non musulmani è l’ignoranza, e va combattuta su tutti i fronti.
Una corretta informazione non serve solo per evitare scontri sociali, ma anche per mettere i musulmani nelle condizioni di conoscere al meglio i valori della propria religione, e poterli applicare dando un contributo positivo alla società in cui vivono.