Tra gli svariati usi del maiale, come quello alimentare e quello cosmetico, c’è anche l’utilizzo della sua pelle (la cotica o cotenna) all’interno dell’industria conciaria. Oggi l’utilizzo della pelle animale è infatti una pratica estremamente diffusa soprattutto nel settore vestiario e calzaturiero.
Nello specifico, la pelle suina è una delle più resistenti, ad esempio, per la fabbricazione di borse. Sotto la voce “pelle di maiale” vanno comprese le pelli di maiale domestico, cinghiale, pekari (cinghiale americano) e carpincho (roditore acquatico sudamericano). Queste pelli sono caratterizzate da una struttura fibrosa piuttosto compatta e da una grana tipica, che presenta follicoli piliferi disposti a gruppi di tre secondo i vertici di un triangolo. Caratteristica specifica delle pelli suine è quella che i follicoli piliferi attraversano tutto il derma, fino allo strato sottocutaneo, per cui il cuoio mostra i fori sia dal lato fiore (quello del pelo dell’animale) che dal lato crosta (quello della carne). Le pelli suine, come si diceva, sono utilizzate per una vasta gamma di articoli: abbigliamento, guanteria, foderame, borsetteria ecc.
Le pelli, prima di essere utilizzate, necessitano di un accurato trattamento per evitare che il prodotto vada in putrefazione ad alte temperature o si irrigidisca alle basse temperature. La “concia della pelle” è il processo lavorativo che si deve seguire per evitare questi inconvenienti.
La concia speciale alla quale questa pelle è sottoposta le permette di conservare tutte le sue proprietà naturali. Porosità, cicatrici, rughe e differenze di tonalità, infatti, non sono considerati difetti, ma testimonianze della genuinità di questo materiale così vivo e naturale… e così proibito. Infatti, mentre le pelli di altri animali macellati con il rito Halal o le eco-pelli (alternative vegetali o sintetiche) sono Halal, la pelle di maiale è haram.
Oltre all’industria della moda, la pelle di maiale viene utilizzata talvolta in ambito medico. È considerato Halal il suo utilizzo solo se indispensabile, ovvero se non ci sono delle alternative.
Già nel lontano 2013, la BBC riportava la storia di una donna, Kelly Cruse, che si rifece il seno utilizzando pelle di maiale per prevenire il rischio di cancro, poiché il suo Dna ne conteneva il gene.
Sempre negli Stati Uniti la pelle di maiale viene sempre più spesso utilizzata per integrare la pelle mancante a persone che hanno subito abrasioni o ustioni. Gli esperti di ustioni del Massachusetts General Hospital (MGH) hanno annunciato di aver applicato con successo la pelle di maiale (xenotrapianto) geneticamente modificata a cellule vive umane per la chiusura temporanea di una ferita da ustione.
Per affrontare questi problemi, MGH ha collaborato con la XenoTherapeutics con sede a Boston, per progettare e implementare i protocolli di sicurezza per lo speciale innesto di tessuto suino vivo, noto come xenoskin. Le modifiche genetiche di questi particolari suini, sviluppate negli anni ’90 presso MGH da David Sachs, rimuovono un gene specifico suino e non presente nell’uomo, permettendo alla pelle di apparire meno estranea al sistema immunitario umano.
Mentre per quanto riguarda la medicina si spera che si trovino presto delle alternative a questo tipo di operazioni, così che la pelle di maiale sia sostituita da altri materiali, al giorno d’oggi, con l’incremento non solo di persone musulmane nel mondo, ma anche di persone che scelgono una dieta vegetariana o vegana, non è difficile trovare delle alternative: vari marchi, negozi e siti online propongono infatti capi cruelty-free. Se invece non si vuole rinunciare ad un accessorio in pelle perché ritenuto più di classe, sarà necessario sincerarsi che l’animale di cui è stata usata la pelle sia cresciuto e stato macellato secondo il rito Halal, e che nella fase di produzione del capo non sia stato utilizzato niente di haram.
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